Ecco perchè il linguaggio neurodiversity-affirming e la lotta per i diritti delle persone neurodivergenti sonodue processi che vanno nella stessa direzione.
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Dicembre 2022
Dott.ssa Giulia Campatelli, Psicologa Psicoterapeuta, ICDL DIR204 DIR Expert Provider & Training Leader
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Il dibattito attuale sulle neurodivergenze e le nuove paure
Il linguaggio che circonda la narrativa sulle neurodivergenze può apparire difficile e fonte di confusione. Spesso leggiamo in rete testimonanianze di perplessità sul rischio di creare divisioni e disorientamento con l’accusa per alcune persone di focalizzarsi sulla forma a discapito del contenuto, o isolando coloro che faticano ad abituarsi. Spesso, traspare anche la preoccupazione di non saper usare il linguaggio “giusto” con il rischio di addentrarsi nel dialogo sulla neurodiversità umana e le neurodivergenze appiattendo e banalizzando la prospettiva in un dibattito invece sempre più profondo. Partiamo però da cosa muove il tentativo sempre più diffuso di trovare un nuovo linguaggio per parlare di neurodivergenza. Le persone hanno bisogno di gentilezza, comprensione e accettazione indipendentemente dal proprio profilo neurologico, dall’età o dalla diagnosi. Ciascuno di noi vorrebbe rispecchiarsi in un testo che veicola rispetto e accoglienza. Qui puoi approfondire il nostro modo di parlare di autismo.
Rompere schemi sorpassati per costruire consapevolezza. Priorità nella stessa direzione.
Sappiamo ormai bene come il linguaggio contribuisca in modo potente a formare le stesse idee che esprime. Lo viviamo spesso con vissuti negativi, quando i media puntano l’attenzione sull’uso di termini stranieri per indicare concetti per cui giò esistono parole in italiano con il rischio di impoverimento progressivo dell’uso e della ricchezza di questa lingua. Ma possiamo farne esperienza anche in positivo. Il linguaggio può destigmatizzare e abbattere le barriere. Ma il linguaggio da solo non eliminerà mai la disabilità. Essere neurodivergenti in una comunità pensata per un solo neurotipo può essere invalidante e sono molte le testimonianze delle lotte quotidiane per il diritto di assistenza medica, il diritto allo studio, il diritto abitativo, i diritti di partecipazione sociale e di autodeterminazione. Ed ecco quindi una delle critiche più diffuse al linguaggio neurodiversity-affirming: è davvero la priorità?
Il linguaggio neurodiversity-affirming può aiutare a sviluppare una comprensione più profonda dei bisogni, dei punti in comune e delle differenze, degli stili comunicativi e delle relazioni che ciascuno di noi vive. Perchè dovremmo fare una scelta tra i diritti educativi, sociali e di salute delle persone neurodivergenti e il loro diritto ad essere descritte in modo rispettoso? Si tratta invece di diritti che si sostengono l’un l’altro: se riconosco nella persona autistica, ADHD, disprassica (e così via per tutte le neurodivergenze) un essere umano pensante e sensiente con il proprio modo di vivere, percepire, dire la propria e partecipare al mondo avrò messo le basi per sviluppare più in fretta servizi che includano attivamente la sua prospettiva. Qui puoi approfondire la prospettiva neurodiversity-affirming.
Allontanarsi dal linguaggio medico sulla neurodiversità non significa allontarsi dal supporto medico
Finora abbiamo letto e parlato di autismo spesso in termini medici, patologizzanti e focalizzati sulla descrizione della neurodivergenza in termini di sintomi, deficit, discontamenti dalla norma neurotipica e bizzarrie comportamentali. Un linguaggio basato sul deficit patologico per descrivere una persona, il suo stile di apprendimento, i suoi punti di forza e le caratteristiche del suo processare le informazioni dal proprio corpo e dal mondo è rischioso per la salute mentale. I professionisti rischiano di deumanizzare la persona che vogliono invece supportare, i genitori rischiano di non riconoscere più il proprio bambino dentro alla diagnosi, i bambini rischiano di crescere con un’immagine di sè negativa, anomala, sbagliata. Questi bambin poi diventano adulti che hanno interiorizzato un’immagine di sè negativa e patologizzata.
Ma prendere le distanze dal linguaggio medico su autismo e neurodivergenze non significa prendere le distanze dalla professione medica e dall’area riabilitativa. Molte persone neurodivergenti hanno bisogno del sostegno e della consulenza di professionisti medici, specialisti e terapisti. Nel dibattito attuale emerge sempre più come sia necessaria prima di tutto una comprensione più profonda della neurodivergenza per inquadrare i consigli e il supporto forniti. Abbiamo bisogno di colmare questo divario con delicatezza e rispetto. Dobbiamo dar vita a un linguaggio neurodiversity-affirming con i nostri figli, amici e familiari in modo che si estenda oltre l’attivismo e il dibattito interno alla comunità scientifica e arrivi a toccare gli ambienti educativi, sanitari, le case e i parchi giochi dei bambini per farli vivere in una quotidianità di rispetto e riconoscimento.
Comprensione e relazione
Tuttavia, nello sforzo di educarsi a comunicare includendo e rispettando, non dobbiamo dimenticarci di essere in un processo. Un tentativo collettivo e in divenire, in cui gli errori sono sempre possibili e devono essere visti come opportonità di messa in discussione e crescita. La nostra ricerca del linguaggio neurodiversity-affirming deve sempre avere al centro la ragione per cui cerchiamo nuove narrazioni: tutti hanno bisogno e meritano di essere compresi, rispettati, valorizzati e supportati. Anche nella descizione delle proprie difficoltà, l’autostima e il proprio valore umano devono essere tutelati. Indipendentemente dalle informazioni sul linguaggio e sulla neurodivergenza che continuiamo ad approfondire, la cosa più importante è vivere relazioni e connessioni positive e significative. Al di là delle specificità della lingua e del vocabolario, tutti hanno bisogno di comprensione e dell’opportunità di sviluppare relazioni significative indipendentemente da neurodivergenza, disabilità, esigenze mediche e sanitarie, etnia, genere, differenze di orientamento sessuale o culturali. La comunicazione non ha sempre bisogno di parole ma abbiamo bisogno del linguaggio per sviluppare la comprensione della neurodivergenza e per sostenere il cambiamento.