Il rischio etico di fare diagnosi su intere famiglie sulla base della vita in TV
Dopo la vicenda del cantante Blanco che prende a calci il palcoscenico durante il Festival di Sanremo 2023, fioriscono messaggi di professionistə che interpretano il comportamento di una personalitá pubblica – all’interno di un grande evento mediatico- come specchio per giudicare stili educativi e bisogni di crescita di intere generazioni di genitori e bambinə.
Da quando un singola persona è emblema di un intero gruppo?
E, cosa ben più grave, da quando è possibile far diagnosi guardando la TV?
Si sa che possiamo spesso contare sugli Stati Uniti per aver già vissuto una circostanza sociale difficile e aver già esasperato le sue conseguenze. E di fatto, ecco qui che ci offrono una testimonianza: ecco l’esempio della Goldwater Rule dell’American Psychiatric Association.
Secondo la Goldwater Rule, un professionista della salute mentale, chiamato pubblicamente a dare la sua opinione su un personaggio pubblico, può condividere la sua esperienza professionale in generale e non esprimere valutazioni psicologiche o psichiatriche su persone che non ha valutato direttamente di cui non ha avuto esplicito consenso per la valutazione.
Qui, la Goldwater Rule raccontata e spiegata.
È un po’ quello che vediamo ora e forse qualcosa di più. Non solo esplicite valutazioni psicologiche su Blanco senza averci mai parlato, senza contesto, senza esplicito consenso. Addirittura leggiamo la proiezione di alcuni comportamenti che genitori e bambin* avrebbero esattamente come lui. Genitori e bambin* messi in un’equivalenza forzata. Ti comporti così? Sei per forza un “bambino imperatore” (qualsiasi valenza scientifica il termine possa avere) e i tuoi genitori per forza sono deboli, incapaci nel loro ruolo. Sicuramente è la mamma, vedrai, che non sa gestire il conflitto. Va dà sé che la scuola per forza deve entraci e prendersi un po’ di colpa.
Non importa se non hai la stessa età di Blanco, se non lo conosci nemmeno, se la tua famiglia ha una storia diversa dalla sua e se non vivi una vita simile a quella di un cantante conosciutə nell’ambito di un festival nazionale dalle forti pressioni e dalle onnipresenti coreografie. Sei un “bambino imperatore” e come te, un’intera generazione. Senza appello, lo dice lə psicologə, lə pedagogista, lə neuropsichiatra.
Ecco, lə bambinə e tutti i loro genitori diventano il facile bersaglio di sentenze che appiattiscono la complessità di milioni di vite diverse, appelli alla disciplina del comportamento, accuse alla scuola e alla società in un affanno di colpe e responsabilità.
A mio avviso, la prima grande responsabilità è quella deə professionistə che usa i social e i media come momento diagnostico, senza curarsi dell’etica o del rispetto per le vite che non conosce, per la genitorialità sempre bersaglio facile e per l’infanzia sempre messa alle strette dalla miopia del nostro continuo sentenziare adulto per categorie calate dall’alto.
Le famiglie e lə bambinə, ma anche le nostre professioni, si meritano di riaccendere lo spirito critico, l’attesa prima di esprimersi e la riflessione contando fino a dieci prima di rivedere situazioni un po’ simili che portarono alla necessità oltreoceano di scrivere la Goldwater Rule.