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Come evitare l’abitudine del “Bravo! Batti cinque!” per una comunicazione più ricca, flessibile e personale

 10 motivi per evitare il “batti cinque” e 12 alternative per una comunicazione che supporti meglio l’iniziativa, la creatività e il piacere del bambinə nell’ interazione

Risorsa a libero accesso 

Diane Cullinanepediatra, terapista DIRFloortime e co-fondatrice dell’organizzazione PCDA (Professional Child Development Associates) in California (USA) per i servizi terapeutici 0-12 per l’autismo e altre condizioni neuroevolutive. 

Traduzione italiana a cura della dott.ssa Silvia Pozzuoli, TNPEE

Edizione per DIRimè Italia a cura della dott.ssa Giulia Campatelli, psicologa psicoterapeuta, ICDL DIR204 DIR Expert Provider & Training Leader

Leggi il lavoro originale qui

Ottobre 2020


Bravo! Batti cinque!” è  un’espressione spesso abusata durante le sedute di terapia con bambini autistici. Dobbiamo chiederci qual è il messaggio che ricevere un bambino a cui viene detto “Bravo! Batti cinque”! Ci auguriamo che possa percepire il nostro interesse, il nostro incoraggiamento e la nostra approvazione. Ma un’esclamazione utilizzata ripetutamente mantiene la stessa efficacia oppure inizia ad indicare quanto l’adulto abbia il controllo dell’attività, con obiettivi specifici verso cui indirizzare il bambino senza tener conto della sua iniziativa e dell’aspetto relazionale?

Questa esclamazione può avere effetti negativi sull’iniziativa, la creatività e, più in generale, sugli apprendimenti di un bambino? Può interferire con il suo livello di coinvolgimento sociale?

L’utilizzo del “Bravo! Batti cinque!” in un’ottica comportamentale e nell’approccio evolutivo

Nei modelli cognitivo-comportamentali al bambino vengono spesso fornite delle istruzioni a cui poi possono seguire delle ricompense verbali in relazione alla corretta esecuzione del compito, come può essere proprio il “Bravo! Batti cinque”. Il fondamento di questa modalità è l’idea che l’apprendimento sia strettamente legato ad una figura adulta di riferimento che dirige e premia i comportamenti del bambino, con il fine di supportare e svilupparne le competenze.

Diversamente, i modelli evolutivi ritengono che i processi di apprendimento siano strettamente legati alle relazioni affettive di accoglienza e fiducia che il bambino spontaneamente instaura con la figura di riferimento; in questo modello relazionale si supporta ed si incoraggia l’apprendimento piuttosto che dirigerlo, poiché l’adulto attribuisce un grande valore agli interessi e alle preferenze individuali di ciascun bambino. La stabilizzazione e l’acquisizione di nuove competenze avviene attraverso il gioco e attività semi-strutturate, tutti mirati al soddisfacimento di obiettivi che non siano stabiliti unilateralmente dall’adulto e che comprendano anche lo sviluppo di capacità comunicative e di pensiero riflessivo del bambino stesso.

In questo approccio l’attenzione alla relazione e alla comunicazione spontanea a reciproca supporta il bambino nel raggiungimento livelli evolutivi sempre più alti. Un bambino calmo, regolato e connesso a livello affettivo sarò più propenso a offrire le proprie idee e considerare la prospettiva dell’altro per poi formare proprie opinioni.

Il fondamento alla base di questo processo è la ferma convinzione che ogni bambino possieda un naturale desiderio di esplorare, imparare e padroneggiare nuove abilità. In un’ottica evolutiva l’esclamazione “Bravo! Batti cinque!” diventa irrilevante, orientata alla prestazione e di ostacolo con l’interazione.

L’insegnamento diretto è sempre necessario?

Per l’apprendimento di specifiche capacità può risultare indispensabile l’istruzione esplicita che, attenzione, risulterà efficace soltanto se si circoscrive in un tempo estremamente ridotto nella giornata del bambino.

Il successo è garantito dall’attenzione ad una cornice relazionale di accoglienza, rispetto e fiducia reciproca e dalla capacità del bambino, favorita in una relazione così, di prestare attenzione all’altro e organizzare intenzionalmente il proprio comportamento. In una situazione simile, durante una serie di scambi affettivi che culminano in una vera e propria conferma, espressioni come “Sì! Ce l’hai fatta!” o “Hai ragione!” possono fornire un feedback prezioso al bambino riconoscendone il successo e sintonizzandosi con la sua emozione positiva che deriva dal corretto compimento dell’azione da lui voluta. Che male c’è quindi nel dire: “Bravo! Batti cinque”?

Il libro di riferimento per la critica psicologica alle strategie motivazionali e all’uso di incentivatori per la modificazione del comportamento.

Alfie Kohn, nel suo libro di riferimento, “Punished by Rewards”, documenta con ampie ricerche le conseguenze negative e indesiderate derivanti dall’uso di elogi e ricompense utilizzate per indirizzare il comportamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tenendo in considerazione questi studi, ecco 10 motivi per cui sarebbe opportuno evitare l’esclamazione “Bravo! Batti cinque!” e 12 alternative in grado di arricchire maggiormente l’interazione.

10 motivi per NON dire “Bravo! Batti cinque!

  1. Bravo! Batti cinque” ha sfumature emotive limitate e riduce la complessità dell’interazione. Un bambino può registrare il “Bravo! Batti cinque!”né più né meno di un rumore di fondo che  infastidisce e confonde, costringendolo a voltarsi dall’altra parte.
  1. Bravo! Batti cinque!” è un’espressione orientata alla prestazione, forzando verso azioni specifiche e scoraggiando lo spirito d’iniziativa, la creatività del bambino e la libera sperimentazione.
  2. Bravo! Batti cinque!” enfatizza un’azione, intenzionale o meno, senza che il bambino possa avere il tempo necessario per poterne valutare gli effetti formandosi così spontaneamente quei concetti generalizzabili anche ad altri contesti e azioni.
  3. Bravo! Batti cinque!” crea un rapporto di controllo piuttosto che una relazione autenticamente basata sul piacere condiviso, reciprocità e sul flusso naturale di comunicazione e co-regolazione. Per il bambino, e per tutti, è estremamente frustrante quando i propri interessi, scelte e sentimenti vengono ignorati perché non rientrano tra le azioni selezionate ai fini del “Bravo! Batti cinque!
  4. Un bambino può attendere passivamente le istruzioni e poi affrettarsi a completarle in attesa del “Bravo! Batti cinque!” e altre ricompense. Questo può renderlo più vulnerabile alla coercizione.
  5. Dopo aver sentito “Bravo! Batti cinque!” un bambino può ripetere le azioni lodate piuttosto che pianificarne di nuove. In questo modo si perde il potenziale di derivante dal senso di auto-efficacia che spinge alla ricerca di obiettivi sempre più complessi.
  6. L’esclamazione “Bravo! Batti cinque!” derivante da un atto di obbedienza che pone fine a dei comportamenti attivi di ricerca non tiene conto delle motivazioni che guidano il comportamento del bambino. Senza una comprensione più profonda il problema principale probabilmente emergerà successivamente con un comportamento indesiderato.
  7. Alcuni bambini imparano a manipolare le interazioni per ottenere più frequentemente il “Bravo! Batti cinque!” o, in alternativa, imparano come frustrare e demotivare l’adulto.
  8. Quando un adulto dirige le azioni con l’esclamazione “Bravo! Buon lavoro!”, toglie al bambino importanti opportunità per percepire e considerare con empatia l’esperienza altrui, creando così la futura capacità di negoziazione e problem solving sociale.
  9. Con indicazioni costanti da parte dell’adulto, un bambino può non riuscire a sviluppare un vero senso della propria identità, dei propri desideri, interessi e bisogni. Da adulto, potrebbe non avere la capacità di difendersi da solo.

12 Alternative al “Bravo! Batti cinque!

  1. Non dire nulla! Partendo dai suoi interessi unisciti al suo gioco e cerca di ampliare le azioni.
  2. Metti a sua disposizione una vasta gamma di espressioni emotive e gesti che accompagninole sue azionie vi consentano così di creare un’esperienza affettiva condivisa: sorpresa (Oh!), frustrazione (Grr!), delusione (Ah..), delizia (Ha!), tristezza (Umm), confusione (Hm?), preoccupazione (mumble), disgusto (bleah!) ecc.
  3. Fornire commenti e utilizzare una comunicazione descrittiva delle azioni spontanee del bambino: “Lo stai costruendo proprio alto!”, “Continua a cadere fuori… mannaggia!” “L’hai colpita così forte che la palla è andata oltre la recinzione!” “Oh! Si è incastrata.” “Stai lavorando tantoper tenerla in piedi“.
  4. Usare suoni e gesti per incoraggiare e aiutare il bambino a mantenere la concentrazione e supportare la sue azione, “Spingi! Dai che ce la fai“, oppure calmarlo quando sovra-eccitato: fagli fare un bel respiro ed esclamare “Wow! È stato davvero divertente
  5. Aiutalo a dare significato alle proprie azioni attraverso la verbalizzazione: “Vedo che sei seduto e questo mi dice che sei pronto”, “Stai guardando la palla, vuol dire che vuoi cominciare a giocare
  6. Sottolineare gli schemi ricorrenti del bambino: “Il rosso vince sempre il premio”, “Ogni volta che vinco io, vuoi cambiare le regole
  7. Arricchisci la tua comunicazione verbale con l’utilizzo del canale non verbale (gesti): Dove? Cosa? Quando? Chi? Ora o dopo? Quale? Quanto lontano? Quanto veloce? Quanti? Quello grande o quello piccolo? È questo quello che volevi? È questo quello che ti aspettavi? Ti ricordi..?
  8. Offri le tue idee, prospettive, opinioni e sentimenti: “Penso..Mi piace..“, “Non voglio..”,”Questo mi fa...”, “Sono preoccupato che..“, “Che ne dici se noi…?
  9. Offri aiuto: “Quello blu che ti serve è laggiù“, “Ti serve aiuto per fare prima?“, “Ti aiuto ad aprirlo?
  10. Spiegare i problemi, sollecitare idee e offrire alternative: “Entrambi volete la stessa cosa. Come possiamo fare per accontentarvi?“, “Proviamo con questo o con quello?
  11. Sorprendilo offrendo gratificazioni sociali NON contingenti: “È stato divertente giocare con te“, “Hai delle buone idee!
  12. Esprimere un sincero ringraziamento e apprezzamento: “Grazie per avermi aiutato a ripulire“; “Grazie per avermi aspettato“.

Evitando l’esclamazione “Bravo! Batti cinque!” ed impegnandoci in un’interazione emozionalmente più ricca, aiuteremo il bambino ad espandere la propria capacità di pensare e comunicare spingendolo a livelli neuroevolutivi più complessi così da costruire insieme una relazione reciprocamente gratificante.