L’esperienza di una psicologa nel progetto INTENSIVO DIRimè: la bellezza del sostenere le sconfinate sfumature della diversità umana
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Dott.ssa Giulia Campatelli, Psicologa Psicoterapeuta sistemico-relazionale, Terapista DIRFloortime (ICDL DIR204). Vicepresidente di DIRimè Italia
Settembre 2022
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Nella vita, i dubbi non finiscono mai
Questa è la prima volta in cui partecipo al progetto INTENSIVO. E come tutte le prime volte, l’entusiasmo e la voglia di rendersi utili fanno presto spazio al dubbio di esserne all’altezza. Il
mio contributo, come psicologa, deve vedermi curare le sessioni DIRFloortime a casa: supportare genitori e bambini a riscoprirsi e creare insieme momenti di relazione e intimità affettiva in modo naturale e fluido. Non sarò sola, avrò con me due professioniste territoriali (un’altra psicologa, oppure una logopedista oppure una terapista della neuro e psicomotricità) che già
conoscono le famiglie e i bambini. Basta chiedere permesso e accomodarsi in salotto, dando le indicazioni giuste al momento giusto e togliendo l’ingombro ogni volta in cui bambinə e genitori vivono insieme emozioni e idee. Come uno Stregatto che appare e, soprattutto, scompare. Facile, no? Non proprio.
Quando si apre la porta di casa, il panorama cambia ogni volta: a volte una mamma sorridente e un po’ tesa e un papà preoccupato e in disparte. Altre volte, un’altra mamma pensierosa e un papà che tiene la scena cercando di essere l’ospite perfetto. Che tu sia terapista, genitore o bambinə non importa: ti sentirai sotto osservazione e parte dei tuoi pensieri sarà distratta dalle continue domande “avrò fatto bene? Avrò capito bene? Che faccio adesso?”.
E allora, che facciamo adesso?
Innanzitutto, accogliamo e valorizziamo il nostro autentico sentire, le nostre emozioni e i nostri dubbi. Sono sicura che non siamo davvero così soli nelle nostre incertezze come possiamo sentirci al momento. Ho avuto la sensazione di entrare gradualmente davvero in casa: grazie per aver riordinato i giochi per la nostra visita, con due bambini piccoli dev’esser data un’impresa. Grazie per il bicchiere fresco da bere, fuori è un’estate caldissima e non siete tenuti a preoccuparvi necessariamente di come sto. Sì, lascio la borsa dove capita, anche a casa mia faccio così e poi fatico a ritrovarla. E’ stato difficile organizzarsi sul lavoro per essere qui insieme oggi? E pian piano, sento gli sguardi che rallentano, le posture che si rilassano. Mi sembra che i gesti dicano se senti il nostro disorientamento per la situazione, la nostra fatica ma anche la nostra voglia di metterci in gioco, allora siamo più vicini. Poi ci pensano ə bambinə. Hanno sempre poco tempo da perdere ə bambinə, così indaffarati a scoprire questo grande mondo che lə circonda e costantemente a reinventare ciò che già conoscono.
Ciò che faccio ha senso, io ho senso
E così iniziamo a costruire una vera e propria mediazione culturale tra i nostri diversi codici comunicativi e tra le infinite sfumature di ogni persona. In questo, mamma e papà sono imbattibili: spesso ne sono completamente consapevoli ma conoscono moltissime informazioni e iniziano presto a aiutarmi a leggere bene le intenzioni deə loro bambinə. Questo è il momento in cui solitamente, e per me sorprendentemente, unə dei genitori se ne esce con un “non avevamo mai dato questo significato, mi si è aperto un mondo, grazie” nel momento esatto in cui sono io a far tesoro del loro profondo istinto ringraziandoli mentalmente per la guida che mi stanno offrendo per capire.
Noi abbiamo valore, in questo vasto mondo umano
E’ il momento dei saluti, ci vediamo domani mattina, riposati topolino e fai anche riposare mamma e babbo che fa troppo caldo. Qualche battuta insieme a ricordarci del mondo là fuori che ci vede più omologati e diversi allo stesso tempo, più efficienti e meno attenti. E poi in studio ricomponiamo le emozioni e i pensieri di tutto quello che abbiamo vissuto. Emergono limpide le ragioni di ciascuno, nella sua situazione e con le informazioni che ha non potrebbe fare altrimenti, sta già dando del suo meglio. Cadono come carte al vento tutti i “il genitore dovrebbe… , lə bambinə non riesce a…” che abbiamo letto su molte relazioni. Le colleghe passano in rassegna i contatti territoriali per costruire una piccola rete di supporto, ripensiamo adattamenti ambientali sensoriali, motori, comunicativi per aiutare quel corpicino a sentirsi più presente e quei genitori a non allarmarsi. Potremmo organizzare un colloquio con le insegnanti, potremmo variare gli obiettivi della logopedia, potremmo includere il supporto alla relazione genitore-bambino e con i fratellini. Ricordate quando il papà raccontava dei nonni? Sono figure importanti, potremmo creare un dialogo insieme anche con loro. Ed ecco che i suggerimenti pratici per la vita quotidiana della famiglia emergono veloci, e tirano dentro la scuola, gli amici, la vita di quartiere, i servizi sociosanitari. Non sembra affatto di chiedere la Luna: stiamo ricordando al mondo che abbiamo valore, nelle nostre peculiarità, nelle nostre diverse età, nelle nostre esperienze di vita, che tu sia terapista, bambinə o genitore.
Giulia Campatelli è psicologa psicoterapeuta sistemico-relazionale, terapista DIRFloortime e Vicepresidente di DIRimè Italia. Formata in Toscana, ha svolto ricerca e attività clinica di diagnosi precoce e intervento presso l’IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa per i disturbi del neurosviluppo. Da sei anni, Giulia vive e lavora a Vienna come libera professionista in collaborazione con un centro di terapia di integrazione sensoriale.